domenica 8 gennaio 2012

Mario Monti a Che tempo che fa: "No a nuove manovre, presto liberalizzazioni"



È un discorso asciutto che si fonda su due pilastri: politica interna ed azione in ambito europeo. Ma prima di ogni altra cosa il professore annuncia che non serviranno altre manovre bensì un intervento per «dare più spazio alla concorrenza ed ai giovani». Si tratta di fare «diverse cose: creare più spazi per la concorrenza ed il merito in diversi settori». È c'è anche una scadenza: l'Unione europea - spiega Monti - si aspetta un pacchetto di interventi, anche sulle liberalizzazioni, già per il vertice dell'Eurogruppo del 23 gennaio. Il premier sottolinea di non amare il termine perchè «può sembrare in parte ideologico»; meglio chiarire che «si tratta di ridurre quelle protezioni, quei diversi modi in cui ogni categoria in Italia più che in altri Paesi cerca di avvantaggiare chi è incluso nella roccaforte rispetto a chi è fuori». Chiama in causa direttamente «i gruppi energetici» che - afferma- non sono certamente esenti da queste sferzate«. E al riguardo precisa: »occorre maggiore gioco di mercato a vantaggio dei consumatori«.

Il premier nella »roccaforte« include anche quegli italiani che non pagano le tasse. Gli viene chiesto cosa ne pensi del blitz della Guardia di Finanza a Cortina e delle polemiche successive. »L'evasione fiscale è una cosa che rovina l'immagine dell'Italia all'estero«, dice. »La ricchezza non sia una rendita« ma va rispettata »se è frutto delle capacità e del merito« - aggiunge -. Vorrei gli italiani più orgogliosi quando sono ricchi e non imbarazzati». Monti interviene sull'ipotesi di accordo con la Svizzera per far rientrare i capitali espatriati: «Stiamo guardando a questo argomento» - dice ma oltre a non ritenere validi «accordi bilaterali» come quelli di Germania e Gran Bretagna che hanno scavalcato l'Ue ribadisce la completa contrarietà ai «condoni». Quanto alla Tobin Tax «l'Italia è disposta a lavorarci, ma a livello europeo». All'Europa il 'professorè guarda sempre. La situazione dell'Italia è «difficile ma incoraggiante» anche grazie alla azione sul «settore pubblico degli ultimi due mesi». La crisi è più legata all'euro a causa degli «squilibri nei conti pubblici di alcuni Paesi» ma il problema è che «l'Europa non è ancora un insieme completo di Stati». Si rivolge così alla cancelliera tedesca Angela Merkel: «L'Italia è responsabile ed esempio per altri», rimarca. Torna sul tema della riforma del lavoro. Per il capo del governo «niente debba essere considerato un tabù tra le forze civili come il sindacato, il mondo produttivo e il governo»; neanche la modifica del'articolo 18 anche se per il momento l'argomento non è prioritario. Quindi, replicando agli attacchi del Pdl, spezza una lancia a favore del sistema bancario (prendendo spunto dalla ricapitalizzazione di Unicredit, giudicandola un fatto inevitabile) «È solido, tra i più stabili in Europa. La nostra è una crisi di sistema che ha radici negli anni '80 quando il dirigismo frenava i 'giochì dei mercati.

E nella successiva fase, quando il pendolo si è spostato troppo dalla parte opposta. Arriva così ad escludere una sua ricandidatura perchè »nella vita ci sono anche altri valori« ma non nasconde un certo »orgoglio per i ministri«, riconoscendo che questo »è un governo strano« perchè »le cose si fanno«. A sorpresa arriva infine l'annuncio di un intervento sulla Rai. Gli viene chiesto se l'azienda televisiva sarà privatizzata: »Non è venuta come urgenza« ma »mi dia qualche settimana e vedrà«, risponde al conduttore.