lunedì 23 gennaio 2012

L’ Aquila , il domani non è ancora arrivato.


di Lucia Pugliese

Questo non è un articolo obbiettivo, e chiedo scusa sin dal principio se qualcuno vi ravviserà inesattezze. Questa è una lettera aperta, uno sfogo di chi ama una città e ama i suoi abitanti. Di qualcuno le cui radici affondano tra le mura medievali e la fontana delle 99 cannelle. Chi scrive infatti, da bambina giocava nel prato davanti alla basilica di Collemaggio, e vorrebbe poter portare un giorno i suoi figli a passeggiare per quelle vie dal sapore antico, ad imparare la parlata sanguigna degli aquilani.
Chiamatela retorica, o come vi pare. Sono tornata da L’Aquila domenica sera, col cuore gonfio e la rabbia nelle vene, perché anno dopo anno, poche cose cambiano. Qualcuno in un paese vicino ha costruito case ecologiche di paglia, qualcun altro case di legno. In città alcuni palazzi vengono rimessi in sicurezza, altri sono abitabili, ma manca un vero piano di ricostruzione. Il centro storico è per la maggior parte abbandonato a se stesso. Non ho potuto girare molto, perché ho avuto a disposizione appena un weekend e non sono a conoscenza di tutto quello che vi successo negli ultimi mesi. Se qualcuno ha qualche notizia buona me la comunichi: io L’Aquila la vedo poco, ma quel poco che vedo mi fa stare male.

Passeggiando per il centro storico, ci sono le macerie, i palazzi crollati a metà non ancora abbattuti, gli appartamenti sventrati visitati dai ladri. In alcune case hanno aperto la porta a calci. Dalle parti di via Don Luigi Sturzo hanno preso a calci pure il gatto che vive presso una villetta disabitata, chissà che fastidio poteva mai dare. Qualcuno ha appeso un avviso al cancello: “siamo stati già visitati tre volte, mi dispiace per voi, ma non troverete più nulla”
Altrove la gente dibatte alle riunioni condominiali di condomini inesistenti: cosa fare di quei palazzi fatiscenti? Li abbattiamo? Li ricostruiamo? Cosa ci conviene fare, economicamente parlando, e in funzione della vita futura? Ci sarà una vita possibile a L’Aquila a breve, oppure no? C’è anche chi cerca di fare i propri interessi a scapito di quelli altrui: l’umanità ha di frequente difficoltà a mostrare il meglio di sé.
Norme e disposizioni cambiamo con la rapidità delle stagioni. Ci sono anziani che muoiono senza poter rimettere i piedi nelle loro case. Chi si è trasferito in affitto ha ricevuto una lettera: se il comune chiama, occorrerà spostarsi nelle strutture del piano case, nei moduli abitativi MAP. Il contributo di autonoma sistemazione verrà tolto comunque: sia che si accetti, perché non ce ne sarebbe più bisogno, sia che non si accetti, perché i soldi non ci sono e non si può vivere “a spese dello stato” mentre il sistema tarda ad avviare la ricostruzione. Trasferirsi un’altra volta quindi, nella speranza che infine qualcosa si muova, e che infine si riesca a costruire. Per non dover più ricevere nessun contributo, per non doversi vedere assegnato un alloggio, ma per ritornare a casa, infine.

Certo, non è facile. Nessuno dopo il 06 Aprile, ha preteso che l’Aquila risorgesse subito. Meglio procedere con calma e prendere le decisioni giuste per la sicurezza dei cittadini. Costruire le case con le nuove norme, e riadattare quelle vecchie: la tragedia non deve ripetersi. Ma la sensazione non è quella che si stia preparando qualcosa: al contrario, L’Aquila sembra sprofondata nell’immobilità e nell’abbandono da parte di chi doveva aiutarla. Nulla sembra essere davvero in cantiere.

Berlusconi aveva promesso un miracolo: forse non servono doti divine, solo un po’ di serietà. In questi giorni il sindaco tuona dagli schermi televisivi, in vista della prossima campagna elettorale: forse però si è stufato pure lui delle persone che vivono in albergo, dei negozi che non riaprono, della rassegnazione negli occhi degli aquilani. La speranza si è persa per strada, ma non è stata solo colpa del terremoto.

Non è certo colpa dell’attuale esecutivo se siamo a questo punto. E non dubito che L’Aquila riuscirà a ritornare la bella città che era. Tuttavia, mi piacerebbe chiedere a questo governo di non abbandonarla come ha fatto chi l’ha preceduto: non si tratta semplicemente di verificare se sia necessario o meno stanziare ancora fondi(qualora vi siano, data la crisi) o di spostare la gente nei MAP tanto per risparmiare. C’è bisogno di controllare che i fondi vadano a destinazione, che la ricostruzione inizi e proceda a buon ritmo, che non vi siano imbrogli e magna-magna all’italiana. C’è bisogno di coordinarsi con le amministrazioni locali: non rispondere al telefono quando questo sindaco o un altro chiama non servirà a lungo. Né si può far finta che il problema non esista( ricordiamo tutti il tragicomico episodio di forum) .
Se si chiederà di avere fiducia, non dubito che la si potrà avere: tuttavia la mia impressione è che la pazienza cominci a scarseggiare.