lunedì 16 gennaio 2012

Il disastro della Concordia è l’esatta fotografia dell’Italia attuale


di Davide Ferrante
per Il Qualunquista




Se non ci fossero 6 morti e 16 dispersi verrebbe quasi da ridere nell’apprendere il comportamento del Comandante della Costa Concordia che per la sua scelleratezza ha provocato un disastro mortale per 6 persone (al momento), abbandonando per giunta l’imbarcazione e lasciando i passeggeri persi nel loro destino.

Per una volta possiamo ritenerci sulla stessa lunghezza d’onda de “Il Giornale” che ieri ha titolato “Comandante criminale”. Colui che avrebbe dovuto governare l’imbarcazione conducendola sana e salva verso tutti i porti dell’itinerario previsto, ha innanzitutto compiuto una “smargiassata” avvicinandosi troppo all’isola del Giglio per dare la possibilità ai passeggeri di ammirare le meraviglie naturalistiche dell’isola senza rendersi conto che sotto la sua responsabilità non c’era un gommone, bensì un colosso lungo 300 metri e alto 52. Francesco Schettino, poi, infischiandosi del codice di navigazione e, soprattutto del codice penale, subito dopo l’impatto con lo “scoglio fantasma” si è abilmente dileguato, scappando mentre i soccorritori si stavano mobilitando per trarre in salvo i 3000 passeggeri e i 1000 membri dell’equipaggio. In caso di naufragio o collisione, sembra scontato ribadirlo, dev’essere il comandante di un’imbarcazione ad interfacciarsi con Vigili del fuoco e Guardia costiera coordinando le operazioni di salvataggio insieme con i corpi specializzati.

Schettino già dopo due ore dallo schianto era sulle coste tirreniche nonostante tre telefonate dalla Guardia costiera di Livorno gli intimassero di tornare immediatamente sulla nave. Niente di fatto.

Il comandante, arrestato con le accuse di naufragio colposo, omicidio plurimo colposo e abbandono della nave, si è giustificato ai magistrati millantando gravi mancanze sulle carte nautiche che non avrebbero segnalato la presenza di quello scoglio. Accampando menzogne. Negando l’evidenza. Il procuratore capo di Grosseto, Francesco Venusio, decisamente basito da un fatto grottesco ha affermato: “Il comandante ha abbandonato la nave quando c’erano ancora molti passeggeri da portare in salvo e le operazioni di soccorso non sono state coordinate dal comandante. Un delitto imperdonabile per chi comanda una nave”.

Un comandante fellone in fuga dopo aver commesso imperdonabili errori. Un’imbarcazione mastodontica inclinata nel porto dell’Isola del Giglio che ben presto potrebbe affondare definitivamente. Dei morti, dei feriti e dei dispersi.

Non vi ricorda l’attuale situazione che sta attraversando l’Italia? In particolar modo l’Italia “governata” da Berlusconi. Non è preistoria, risale a tre mesi fa.

L’ex presidente del Consiglio è Francesco Schettino. Ha condotto la sua “creatura” verso il baratro in seguito a manovre negligenti e scellerate impregnate di populismo stantio e improduttivo (paragonabili all’accostamento decisamente pericoloso all’isola per permettere agli abitanti di ammirare il colosso della costa crociere).

La Concordia rappresenta l’Italia. E’ inclinata. Pende verso il fondo. E’ squarciata. Difficile da ricostruire. Agonizzante. E soprattutto verserà in quello stato per diversi mesi.

I passeggeri morti e dispersi incarnano la maggior parte della cittadinanza nostrana. Stremata dalla crisi. Oberata di spese. Che spesso non ce la fa e decide di farla finita.

I due novelli sposi giapponesi salvati ieri dai soccorritori hanno dichiarato a Sky: “Da noi, in Giappone, c’è un proverbio che dice: il comandante è l’ultimo ad abbandonare la nave, da voi non è così?”. Sì, cari Taku e Maiko, anche da noi in astratto sarebbe così. Ma solo sulla carta.