mercoledì 4 gennaio 2012

Europa?...Ma mi faccia il piacere!...


di Roberto Carroll

La questione europea intesa come sistema di norme a tutela dei diritti così come li abbiamo conosciuti nel nostro ordinamento andrebbe scandagliata in modo migliore di quanto sin oggi non sia apparso nei media, anche da parte di trasmissioni poco influenzabili dagli interessi di Partito. Una lettura utile all’approccio appartiene senz’altro al professor Gonzalo Maestro Buelga che nel suo scritto “Diritti e giustizia sociale nell’ordinamento europeo” (ed. Giappichelli Torino) non manca di mostrarci una versione quanto mai critica e cogente, offrendoci la possibilità di vagliare in modo più realistico il mondo che ci è stato preparato.


La prima osservazione che viene fatta, riguardo la costruzione della Comunità sin alle sue origini, (quindi dalla formazione della CECA, CEE e MEC), è l’impostazione ordoliberista. L’ordoliberismo o scuola di Friburgo è un movimento fautore del mercato meritocratico. In estrema sintesi le loro tesi si sostanziano in alcuni enunciati quali: il mercato non è una istituzione naturale (come nel liberismo classico) e la sua costituzione, regolamentazione, conservazione sono funzioni pubbliche oggetto del potere statale ed inoltre non essendo il mercato autosufficiente ha bisogno di una regolamentazione che ne garantisca il funzionamento e questo diventa compito dello Stato; la garanzia della libertà, più precisamente della concorrenza è compito dello Stato così da filtrare la forza distruttiva del mercato stesso; l’intervento pubblico deve essere subordinato alle necessità del mercato ed operare solo per via indiretta; il mercato è il luogo dove si soddisfano le necessità sociali e la politica sociale non può distorcerne il funzionamento bensì intervenire solo in quelle situazioni di marginalità in modo sussidiario e funzionale al mercato; la concezione di giustizia sociale è vincolata al carattere di chance del mercato che essendo fondato sulla concorrenza resta il luogo strumentale della programmazione sociale in quanto fonda il concetto di giustizia sulla libertà personale; infine quanto più l’economia è libera tanto più essa è sociale e maggiore è il beneficio per l’economia nazionale.

Dunque, rileva il professore, il contesto ideologico con cui si gettano le fondamenta dell’Europa ha una concezione siffatta che oltremodo si distacca dal forte pensiero costituzionalista che ha abbracciato periodo post bellico.

La formula dell’economia di mercato altamente competitiva la si ritrova all’articolo 3.comma 3 del Trattato Costituzionale dell’Europa. Così come all’art 115 del Trattato sul funzionamento della UE si riscontra che il mercato è il luogo sociale e strumento della distribuzione della ricchezza. Una prima riflessione su questi temi dovrebbe vertere proprio su come questa ricchezza è distribuita.

Ciò che turba il professore Buelga non è tanto e solo questa impostazione mercantile dell’Europa quanto la mancanza di un contrappeso normativo a tutela dei diritti sociali di efficacia pari a quelli costituzionalizzati nei singoli Stati membri e che anche dove appaiono manifesti (vedi il diritto alla protezione dai licenziamenti ingiustificati), alla sicurezza sociale, alla tutela alla salute, finiscono per non appartenere alle competenze dell’Unione, così come si evince dai trattati di Amsterdam e di Lisbona, tanto che l’Europa adotta il mezzo del rinvio alle legislazioni e prassi nazionali.

Invito chiunque a leggere il saggio citato. Personalmente al termine della lettura mi sono sentito espropriato da qualcosa che non riesco a ben definire ma che all’incirca mi ha portato a dire: “Per grandi sacrifici economici e riforma dl sistema pensionistico l’Europa si rende presente mentre per la privazione di un diritto sociale magari legato ad un ingiusto licenziamento rinvia alla legislazione nazionale…”.

Dipenderà dal fatto che sono un euroscettico? Eppure non tifo né per Bossi, né per berlusconi. Anzi, a guardare bene, non tifo per nessuno. Proprio come Totò che mostrava tutto il suo scetticismo col famoso: “Ma mi faccia il piacere!”