lunedì 5 dicembre 2011

Niente santi né eroi


di Daniele Pezzini

Un’attesa spasmodica. Notizie e indiscrezioni che si sono rincorse per tutta la settimana sulle prime pagine dei quotidiani. Un consiglio dei ministri infinito e quindi una lunga conferenza stampa che ha incollato allo schermo milioni di italiani ansiosi di conoscere le proprie sorti. Almeno fino a quando fiction e partite di calcio non hanno preso il sopravvento.


Forse il popolo si aspettava di veder scendere dal cielo sopra Palazzo Chigi un aitante Mario Monti in tuta blu ultra aderente. Forse sperava di riconoscere Corrado Passera dietro le vesti di un giustiziere mascherato. Forse immaginava Elsa Fornero nei panni di una paladina del lavoro.

Le fantasie infantili sul mondo dei supereroi hanno però fatto presto spazio alla cruda realtà. Una realtà fatta di nuove tasse e di strette sulle pensioni, di tanti sacrifici e forse di poca equità. Ma soprattutto di ministri umani, umanissimi, ben lontani dagli eroici personaggi dei film e degli albi a fumetti.

Nel day-after i mercati europei hanno brindato, Piazza Affari è volata al +2,9% mentre lo spread è crollato fin sotto quota 400 punti base. Le reazioni del mondo politico tuttavia non sono state particolarmente entusiastiche, la manovra presentata pare infatti piuttosto amara come medicina.

Se Berlusconi e Casini hanno puntualmente garantito la propria fiducia al governo Monti, il Pd si è detto piuttosto perplesso e riterrebbe necessarie delle correzioni ai provvedimenti, in quanto così com’è la manovra “non è ancora equa”. L’Italia dei Valori, per voce del presidente dei senatori Belisario, ha minacciato di prendere le distanze dal governo, mentre la Lega, già all’opposizione e preda negli ultimi giorni di un raptus padano che dopo anni di governo l’ha riportata ad essere partito di lotta nemico di tutti, attacca e promette referendum in materia pensionistica.

Reazioni forse più significative, in quanto esulano da prospettive di voto, sono quelle che arrivano dai sindacati, che all’unanimità si sono detti insoddisfatti (se non indignati) e altrettanto unanimemente hanno promesso scioperi per i prossimi giorni. I punti più discussi riguardano l’aumento dell’Iva (che dal 21 passerà al 23%), la stangata sulle case con il rientro dell’Ici sotto le sembianze dell’Imposta Municipale Unica, ma soprattutto le modifiche al sistema delle pensioni e la scalfittura del famigerato “numero 40” tanto caro a Susanna Camusso. La manovra prevede infatti che si potrà andare in pensione in anticipo rispetto all’età di vecchiaia solo se saranno stati maturati 42 anni e un mese di contributi nel 2012.

La scure si è dunque fatalmente abbattuta sul nostro paese disilludendo qualsiasi flebile speranza di immediata salvezza che era stata riposta nel nostro eroe Mario Monti.

Il Presidente del Consiglio, svestiti i panni di superman che scioccamente qualcuno gli aveva affibbiato, ha però assicurato che questa è la strada giusta per salvare l’Italia e non fare la fine della Grecia. Crederci, c’è poco da fare. “Lacrime e sangue” si è detto nei giorni scorsi, le lacrime sono già arrivate (dallo stesso Ministro del Welfare), il sangue ci auguriamo non debba necessariamente seguire.