Un gruppo di terroristi sequestra il Cavaliere. E gli rinfaccia tutti i «danni sociali, morali e mentali» che ha causato agli italiani. Il nuovo romanzo di Cesare De Marchi, edito da Feltrinelli, è di quelli che faranno discutere
Nove agenti di scorta assassinati in pieno giorno. Un covo insonorizzato al terzo piano di una palazzina al Salario, a Roma. E lui stordito, in tuta grigia, pantofole, un filo di barba bianca: eppure nel presidente del Consiglio sequestrato dalle Nuove Brigate Rosse, affiorano sprazzi di charme personale. "Al tuo posto non riderei tanto!", gli sbraita in faccia la giovane donna isterica del trio terrorista. E Berlusconi: "Lasci decidere a me. L'esecuzione capitale è la mia".
Uno strano romanzo, "L'uomo con il sole in tasca", è la sorpresa di gennaio che l'editore Feltrinelli riserverà all'Italia dei professori alle prese con la recessione.
Strana tempistica, anche, distratti come siamo da altre urgenze. L'autore è Cesare De Marchi, narratore e traduttore genovese, residente in Germania. Una storia tutta di parole, con schematismi e ingenuità, e dialoghi da pièce claustrofobica: gli interrogatori nella "prigione del popolo".
Il "tribunale" emetterà la sentenza per "danni sociali, politici, morali e mentali", intorno ad accuse che a Berlusconi, in verità, un'ampia fascia di opinione non terroristica ha rinfacciato per anni: l'origine dubbia dei suoi capitali, i contatti con la mafia, gli episodi di corruzione, le leggi ad personam, l'uso politico della tv.
Dopo quattro giorni in mano ai tre imbecilli, le teste di cuoio stanno per intervenire. Come finisce? "L'Espresso" non lo svela: per fortuna il presidente ha "il sole in tasca"...
Uno strano romanzo, "L'uomo con il sole in tasca", è la sorpresa di gennaio che l'editore Feltrinelli riserverà all'Italia dei professori alle prese con la recessione.
Strana tempistica, anche, distratti come siamo da altre urgenze. L'autore è Cesare De Marchi, narratore e traduttore genovese, residente in Germania. Una storia tutta di parole, con schematismi e ingenuità, e dialoghi da pièce claustrofobica: gli interrogatori nella "prigione del popolo".
Il "tribunale" emetterà la sentenza per "danni sociali, politici, morali e mentali", intorno ad accuse che a Berlusconi, in verità, un'ampia fascia di opinione non terroristica ha rinfacciato per anni: l'origine dubbia dei suoi capitali, i contatti con la mafia, gli episodi di corruzione, le leggi ad personam, l'uso politico della tv.
Dopo quattro giorni in mano ai tre imbecilli, le teste di cuoio stanno per intervenire. Come finisce? "L'Espresso" non lo svela: per fortuna il presidente ha "il sole in tasca"...