giovedì 22 dicembre 2011

60 miliardi persi per la corruzione: nuove frontiere occupazionali?


di Roberto Carroll

Ogni volta che parliamo di corruzione scatta automaticamente il pubblico dissenso. Anche grazie alla portata delle cifre. La cifra di sessanta miliardi di euro come costo della corruzione è il danno che i cittadini pagano di tasca propria, ci costa circa mille euro a testa, nel momento in cui governi di destra, di sinistra, di centro o tecnici varano le loro candide manovre lacrime e sangue per ripianare (in realtà tentare di arginare) la voragine del debito pubblico.


Di fronte alla corruzione l’indignazione è d’obbligo, si dice. Chi però asserisce questo è persona non più figlia del proprio tempo e non vuol vedere le immense prospettive di sviluppo individuali che questo mercato comporta. All’insegna del self made man la corruzione è una nuova frontiera occupazionale a cui tutti dovremmo rivolgerci con spirito liberista e propositivo, anche solo cominciando dal piccolo, che so; tramite la portinaia condominiale. Un amico viene a trovarti? Già nell’atrio, davanti all’integerrima funzionaria alla custodia della privacy abitativa, l’amico in questione potrà versare la sua quota per accedere sino alla porta desiderata. Ovviamente la cifra sarà proporzionata al pano da raggiungere. Se il pianterreno sarà, che so, di dieci euro, raggiungere l’attico comporterà un tariffa di almeno venticinque eventualmente maggiorate se usufruirà dell’ascensore. E, si chiederà lo scettico lettore, dove è il guadagno? Semplicissimo: la portinaia avrà l’onere di dividere opportunamente la cifra incassata col condomino interessato. Ma questa è solo una piccola proposta per una settore che innegabilmente vanta potenziali piani di sviluppo. Lo dimostrano alcuni dati raccolti da riviste di finanza citando le tabelle di Transaparency International che vedono l’Italia scendere in due anni dal 63° posto al 69° dell’indice di percezione della corruzione ponendoci al pari del Ghana e delle isole Samoa mentre a livello europeo ci battono solo Grecia, Romania e Bulgaria. Sono dati che infondono ottimismo in quanto ci lasciano intravedere nuovi orizzonti. Ora, anche se il Ghana ci è alla pari, vorremmo mica confrontarlo con la nostra millenaria storia, la nostra cultura e la nostra consolidata esperienza nel settore mazzette? Potrebbero i ghanesi non trarre vantaggio dalle nostre consulenze? Ecco che in una perfetta opera sinergica noi potremmo aiutare questi paesi a migliorare la loro posizione anche permettendo loro di diversificare gli oggetti atti a corrompere. Non solo il vile denaro può valere come merce di scambio, non solo una frenetica e variegata sessualità ma anche, come è balzato alle cronache alcuni giorni fa trovando spazio in questo sito, prosciutti di 11kg, salamelle, Playstation, un Gratta e Vinci, un santino di Santa Maria Gobetti o della modesta carta igienica. Oggetti apparentemente inutili possono rivelarsi preziosa merce di scambio. Ovviamente la consulenza data dovrà essere remunerata in nero, altrimenti si finirebbe per regolarizzare un settore che offre sani profitti imponendo gabelle, tasse e regolamentazioni varie che mortificherebbero il settore al punto di portarci allo stesso stallo in cui vegeta l’economia ufficiale.

La Corte dei Conti è riuscita a recuperare nel 2010 solo 293 milioni. Di questi 32,19 milioni sono il risultato delle 47 sentenze emesse dalle quattro sezioni d'appello con le quali sono stati condannati per danni patrimoniali da reato contro la pubblica amministrazione 90 funzionari pubblici., a cui bisogna aggiungere 4,73 milioni per danni all'immagine. Le sezioni regionali della Corte invece hanno emesso 350 sentenze con condanne al pagamento di 252,68 milioni per danni patrimoniali e altri 3,57 per danni all'immagine della pubblica amministrazione. Tutto ciò la dice lunga su due versanti. Il primo è che il fenomeno è difficilmente contenibile, rilevabile e sanzionabile. Il secondo che la Corte non è altro che un apparato antiquato e improduttivo rispetto le finalità date il cui costo ricade su noi cittadini. Possiamo mantenerci anche questa forza inquirente in tempi di vacche magre come gli attuali solo per tenere alto il vessillo della moralità, dell’etica e di ogni discorso buonista sull’onestà?

Additare il funzionario pubblico che opera la corruzione o imponendola o subendola è frutto di una logica giustizialista degna di Mani pulite, il cui primo esito, (come molti ricorderanno) fu quello di rallentare l’economia ed il PIL. Del resto se alcuni degli stessi operai della brebemi intervistati da Servizio Pubblico ritengono che “corrompere” lo si fa per far lavorare la gente od anche se calciatori affermati come Cristiano Doni si adoperano nel campo della combine, chi siamo noi per non porci in auto critica e rivedere il nostro giudizio su questa prassi consolidata?

Animo dunque, gioiamo delle notizie che ci giungono sia dalla Corte dei Conti e dalla Magistratura ordinaria che registra un aumento dei reati contro la pubblica amministrazione sopratutto per concussione ed indigniamoci sinché siamo in tempo facendo di tutto per impedire che il piano anti corruzione giacente in Parlamento non trovi una via legislativa attuativa ma rimanga lettera morta.
Tutti insieme possiamo farcela, superando questa crisi grazie alla corruzione. Facendone un modello export tipicamente made in Italy alla stregua dell’ Alta Moda. Al posto dell’abito su misura attuare la “mazzetta” su misura.