mercoledì 30 novembre 2011

Iran, scacco alla diplomazia


di Daniele Pezzini

La più grave breccia diplomatica dai tempi dell’assalto all’ambasciata americana del 1979.

Allora lo scià fuggiva dalla Persia e Khomeini dava vita ad un governo teocratico di stampo fondamentalista, futuro fulcro di quel blocco di paesi islamici che negli anni a venire si sarebbe sostituito all’Unione Sovietica nella contrapposizione ideologica con gli Stati Uniti.

Oggi la tensione tra il regime degli ayatollah e i paesi occidentali vive un nuovo capitolo. Questa volta ad essere colpita è stata l’ambasciata britannica a Teheran, nel corso delle manifestazioni contro le sanzioni imposte da Londra per il programma nucleare. In una protesta evidentemente sponsorizzata dallo Stato i manifestanti hanno invaso la sede, distrutto muri e finestre, dato fuoco alla bandiera del Regno Unito e anche tenuto in ostaggio per un breve lasso di tempo sei membri dello staff diplomatico. Nelle ultime settimane inoltre si sono verificate due esplosioni sul territorio iraniano, la prima, avvenuta il 12 novembre, ha colpito una base missilistica, la seconda, lunedì scorso, un sito nucleare. La linea tra l’incidente e lo zampino dei servizi segreti israeliani è molto sottile. Gli episodi sono di una gravità non indifferente se inseriti dunque nel contesto di uno scontro, quello tra Iran e Israele, che sta rapidamente deragliando dai binari del politico per puntare deciso alla lotta militare, con minacce che riguardano tutto il pianeta. La presidenza di Mahmud Ahmadinejad, forse il politico più apertamente anti-sionista dai tempi di Hitler, ha infatti portato con sé l’avvio di un programma nucleare iraniano che, unito alle ripetute dichiarazioni sull’annientamento dello Stato d’Israele, da sei anni a questa parte tiene sul chi vive l’ONU. Nonostante le numerose sanzioni economiche approvate nei confronti di Teheran però il regime non demorde, il programma va avanti e il mondo trema. I diplomatici britannici hanno evacuato la propria ambasciata, seguiti a ruota dai colleghi norvegesi, e anche l’Italia sta prendendo in considerazione l’ipotesi. Il Ministro degli Esteri Giulio Terzi ha infatti convocato l’ambasciatore iraniano in Italia per chiedere chiarimenti e garanzie di sicurezza e ha dichiarato l’intenzione di “approfondire e riflettere con i partner Ue”, prima di prendere una decisione. Inoltre ha voluto sottolineare che “un’opzione militare sarebbe devastante: servono invece forme più severe sul fronte delle misure economiche e dell'allargamento delle sanzioni. Teheran deve capire che rischia l'isolamento''. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon si è detto “scioccato e indignato”, mentre il Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha defnito l’attacco all’ambasciata “un affronto alla comunità internazionale”. Le reazioni più dure arrivano chiaramente dalla Gran Bretagna: il Ministro degli Esteri William Hague ha espulso la delegazione iraniana a Londra dandogli 48 ore di tempo per lasciare il paese, mentre il Primo Ministro David Cameron ha promesso “azioni molto dure”.

Con i rapporti diplomatici ai minimi storici e le armi che cominciano a fare capolino tra gli altopiani l’aria inizia a farsi pesante e la gravità della situazione richiede interventi urgenti da parte degli organismi internazionali. La storia ci insegna che basta una scintilla per trasformare un conflitto ideologico in una guerra, un incubo in realtà.