di Paola Totaro
Tempi duri per Lorenza Lei, Direttore Generale della Rai, costretta ad un repentino riequilibrio politico nei canali. Il consiglio d’amministrazione da lei presieduto vede scadere il mandato il prossimo 28 marzo e per garantirsi la permanenza deve agire subito.
Carlo Tecce del Fatto Quotidiano parla di aria di cambiamenti in Viale Mazzini.
Orfana di Paolo Romani, la Lei cerca nuovi punti di riferimento e sembra li stia trovando nell’Udc di Casini.
Nel suo articolo Tecce afferma:
“Lorenza Lei dovrà convincere il governo Monti, e soprattutto il ministro di riferimento, Corrado Passera. Grossi guai. Speriamo che Claudio Cappon, ex direttore generale Rai attualmente parcheggiato a Rai World, sia di poche parole con l’amico Passera. Non sia mai Cappon confidi a Passera i trattamenti di riguardo firmati Lorenza Lei: lunghe anticamere, telefonate respinte, proposte bocciate. E non sia mai che Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio, racconti al fondatore e ministro Andrea Riccardi l’interim a Marco Simeon per Rai Vaticano; nonostante Marazziti sia il più esperto dirigente di viale Mazzini per la Chiesa”.
Il giornalista del Fatto aggiunge anche questa chicca: sembra che la Lei, ben voluta anche dal Vaticano, avrebbe stretto un patto con il presidente della Rai, Paolo Garimberti per liberarsi di Augusto Minzolini, direttore del Tg1.
Lo spostamento verso l’Udc del Direttore Generale, pare non possa prescindere da un recente battibecco che dicono ci sia stato tra Minzolini e Casini nei bagni della Rai a Saxa Rubra. Il Fatto riporta il seguente acceso scambio di idee tra i due: “Direttore, sbagli. Non puoi fare l’editoriale stasera su Berlusconi. Hai capito?”, “Io lo faccio”.
Anche Garimberti sarebbe dello stesso avviso sul destino di Minzolini e quindi con la Lei a quanto pare ha già trovato l’accordo. Sempre il Fatto scrive: per l’ “Inchiesta carta di credito aziendale, se arriva il rinvio a giudizio per il direttorissimo, l’udienza è prevista il 6 dicembre, un calcio io e un calcio tu, cioè un calcione collettivo, mandiamo fuori l’ex Squalo”.
Continua Tecce:
“Minzolini finge sicurezza: ‘Ancora con i miei viaggi, le mie note spese: basta! Il mio destino in Rai va oltre le questioni giudiziarie. Forse ho commesso un errore’. Silenzio. Errore? ‘Sì. Ho presentato le ricevute senza specificare chi mangiava con me. Sa perché?’. Vacanze? ‘No, erano mie fonti. Non posso svelare fonti riservate’. Un giorno Minzolini disse: ‘Quando Berlusconi lascia palazzo Chigi, io vado via’. E adesso, direttore? ‘Sono ancora qui. Non mi preoccupa sapere per quanto tempo. Il mio era un discorso profondo: è chiaro che le maggioranze in Parlamento influiscono sul servizio pubblico’.
Sì è chiaro, anche se non è per niente giusto che Rai e politica abbiano un rapporto così stretto.