lunedì 21 novembre 2011

Le conseguenze del mancato pagamento del debito pubblico




di Simone Ferrali

In questi giorni, va molto di moda lo slogan “Noi non pagheremo il vostro debito”; prima in Grecia, poi negli Usa, successivamente in Spagna, e adesso anche in Italia.


Ci tengo subito a precisare una cosa: non sono contro gli Indignados, perché penso che i motivi per indignarsi siano molti; sono però, contrario ad una parte di persone che sostiene il default dello Stato come soluzione migliore.


Molto probabilmente questo gruppo di persone non conosce bene gli effetti del default dello Stato: se fossero un pochino informati sull’attualità, scoprirebbero che cosa è successo in Argentina, quando lo stato sud-americano si dichiarò fallito.

Ma quali sono le conseguenze del mancato pagamento del debito pubblico, quindi del default dello Stato?
Potremmo riassumere le conseguenze in fasi:

1. Lo Stato si rifiuta di pagare i buoni del tesoro, quindi chi aveva comprato questi titoli del debito pubblico, rimane con della “carta straccia” in tasca.

2. Lo Stato deve abbandonare il Fondo Monetario Internazionale (FMI); se fosse l’Italia a fallire, dovrebbe anche lasciare l’euro per passare ad una nuova moneta. Questo punto merita una particolare attenzione: poche settimane fa, i “dottoroni” della Lega e del PdL accusavano Prodi e Ciampi per aver accettato l’Euro come moneta unica, dicendo che questa era la causa di tutti i mali.
C’è da dire che l’Euro si è dimostrato debole, è vero: questo perché, non ha una banca centrale con le funzioni delle banche centrali nazionali (Infatti, la BCE non può svalutare la moneta, e non potrebbe acquistare titoli degli stati: gli acquisti fatti in questi giorni, sono stati fatti violando i trattati.), e perché dietro questa, non esiste un governo forte, che possa difendersi dagli attacchi degli “speculatori internazionali”. A discolpa di Prodi e Ciampi però, c’è da dire che se non fossimo passati all’Euro, a quest’ora forse, saremmo già falliti: sarebbe stato impossibile sostenere i tassi d’interesse sempre maggiori, che accompagnavano la Lira.

3. Lo Stato che dichiara default, per prima cosa, congela i conti correnti delle banche per evitare il loro fallimento (che sarebbe dovuto alla crisi di liquidità e d’investimenti: vedi il punto 4). In pratica, le persone non possono accedere ai loro risparmi per un periodo indeterminato: gli sportelli delle banche rimangono chiusi, i bancomat non erogano soldi e non sono disponibili i pagamenti con carte di credito. In pratica le banche svolgono solo funzioni di “back-office”.

4. Dal momento che lo Stato dichiara default, gli investitori stranieri, cercano di recuperare tutti gli investimenti fatti (Anche se sarà dura recuperarli.), dopodiché vanno ad investire altrove (Mi perdonerete il gioco di parole): quindi prima avremo una crisi degli investimenti (Diminuiscono gli investimenti degli investitori stranieri), che comporterà successivamente una crisi di liquidità (Meno investimenti, meno liquidità).

5. Questo è il punto incerto: può verificarsi come non verificarsi. Con il default si rischia una crisi politica con conseguente guerra civile. Sono sempre nei miei occhi le immagini degli scontri tra i manifestanti e la polizia nelle vie di Buenos Aires tra il 2001-2002. D’altra parte, se la gente non ha disponibilità liquide e non può accedere ai beni di prima necessità, scende nelle piazze provocando scontri (Niente a che vedere con gli esaltati-folli dei nostri black bloc.).

Tutto questo per dire quanto sia impropria la frase “Non pagheremo il vostro debito”. Dopo aver criticato alcuni manifestanti, adesso la mia attenzione (e critica.) si sposta su una parte di politici.

Mi riferisco a coloro che in Parlamento, ad ogni occasione disponibile, sollevano il coro “ELEZIONI, ELEZIONI”. Mi riferisco ai parlamentari leghisti (La totalità dei leghisti.), pidiellini (Una parte di questi.) e dell’IdV (Per fortuna sembrano essersi ricreduti.), che in un momento critico come questo, vorrebbero andare alle elezioni; ovviamente dopo alcuni mesi di campagna elettorale. Nel frattempo facciamo in tempo a fallire. Non trovo parole per definire questi politici.

Per fortuna il nostro Presidente della Repubblica, ha optato per la formazione di un governo tecnico: se questa è la soluzione scelta da Napolitano, c’è da stare tranquilli. Napolitano per me rappresenta una sicurezza (Tralascio sul suo passato e sul suo appoggio all’invasione sovietica per reprimere la Primavera di Praga.), e penso che le sue scelte non siano mai fatte a caso.

Su questo governo tecnico per adesso non esprimo giudizi. Prima di giudicare, preferisco valutare il proprio operato. Una cosa però voglio dirla, e riguarda il mancato appoggio ed appoggio condizionato al Governo Monti: cosa significa?
Per mancato appoggio intendo quello della Lega, che si è schierata all’opposizione solo per “rifarsi la verginità”, e per sperare che gli elettori si scordino dell’appoggio dato per anni al Governo Berlusconi.
Per appoggio condizionato invece, intendo quello del PdL, che ha dato la fiducia al Governo Monti, ma in cuor suo, aspetta il momento buono per farlo cadere; attende impaziente le prime misure “lacrime e sangue”, per poter affermare che “i comunisti mettono le mani in tasca agli italiani, Berlusconi no!” (B. e i suoi trombettieri hanno un’idea un po’ alternativa dei comunisti: chi non la pensa come loro è un comunista).

Ricordo che tifare contro il Governo Monti, significa tifare contro l’Italia: non è come gufare contro una squadra di calcio, che male che vada esce sconfitta dalla partita o retrocede nella serie cadetta. Se si spera che il Governo Monti “faccia male”, si spera che l’Italia vada in recessione, o addirittura che dichiari default.

Ricordiamolo una volta ogni tanto alla Lega, al PdL, ma anche a SEL, che prima ancora che il Consiglio dei Ministri si riunisca, ha iniziato a criticare il nuovo Governo.