venerdì 4 novembre 2011

Il rituale del Presidente


di Roberto Carroll

Nell’intervista rilasciata da Chiara al nuovo programma di Santoro, Servizio Pubblico, sulle cene “eleganti” nella residenza di Arcore c’è un passaggio inquietante che apre ad un tema sin ora non indagato: il rituale.

La ragazza racconta di come seduta alla tavola del Premier ad un certo momento sia giunto un vassoio coperto da un tovagliolo. Un tovagliolo che sollevato mostra ai presenti le fattezze di una “statuina” identificata come enorme fallo. E su tale simbolo convergono baci, carezze e pantomime di alcune convenute su cui ognuno può fantasticare come meglio crede.

Questa anteprima al tema che Chiara ed Ambra saranno costrette a vedere successivamente, ovvero l’atmosfera orgiastica del Bunga Bunga, è qualcosa che andrebbe meditato maggiormente rispetto la sola esplosione manifesta della lussuria.

Infatti con la breve descrizione di questo fatto apprendiamo che all’attuale presidente del consiglio piacciono i rituali. O meglio: lo ricordiamo. Infatti anche la sua vecchia appartenenza alla Loggia P2 si legò alla presenza di un rituale, per divenirne partecipe. Quindi su questo tema egli è recidivo.
Un rituale è una particolare simbologia che dimostra un’affiliazione, una fratellanza tra consociati che rappresentano e concretizzano il loro essere, ( prendendo a prestito una definizione di Elias Canetti in Massa e Potere ), “cristalli di massa”, ovvero un nucleo ristretto di persone accasate da uno scopo comune e poco aperto all’esterno.
Incontriamo rituali ovunque, come espressione votata al bene o come legame al male. Incontriamo il rituale del giuramento nei tribunali, nella letteratura con il patto di sangue, nella malavita con il bruciare l’immagine di un santino, nell’ampio campo dell’antropofagia con l’addomesticamento del nemico catturato che sarà mangiato, nella religione con gli Offizi Sacri.

Il rituale dunque come fenomeno di massa allargata o ristretta. Quello presentato da Chiara appartiene alla ristretta, appunto al “cristallo di massa”.
Poiché è doveroso prendere sempre in considerazione la questione della “natura umana” e come essa si rapporta col potere, diventa naturale chiedersi se l’attuale presidente del consiglio ed i suoi fedelissimi si accontentino di un rituale meramente orgiastico o si esperimentino in altro.

La corruzione che il Potere può esercitare sull’uomo è stata raccontata in pagina dal famoso Marchese De Sade e su pellicola, traendo spunto dallo stesso testo, da Pasolini col suo Salò.

In sostanza, l’uomo degenerato dal Potere sente il bisogno di manifestare il proprio delirio di onnipotenza al punto di porsi al di sopra dei comportamenti che regolano le vite delle persone comuni; che siano regole espresse in carattere normativo o che siano di carattere consuetudinario su di lui il mondo nulla può.
L’attuale presidente del consiglio esprime certo l’idea di sentirsi un onnipotente. La sua frase più famosa fu quella di definirsi “Unto dal Signore”; una frase che se pronunciata nel periodo secolare gli avrebbe garantito il rogo o, ad essere stati leggeri, la scomunica. Nell’attualità della frase, non dico il papa ma neppure un vescovo arricciò il naso minacciando sanzioni.
Lo stesso delirio si è ancora manifestato con le asserzioni del “Presidente operaio”, l’amante instancabile, il confidenziale chansonnier, il presidente architetto, il tutto ammantato da frasette che lasciano intendere: io posso tutto.
Addossare queste definizioni che egli manda di sé come di una mera strategia di marketing politico/ comunicazionale è diventato molto riduttivo, grazie alle dichiarazioni pubbliche rese da Chiara e da altre. Nella mera condizione di marketing, infatti, non s’incontra nel nostro panorama politico un altro parlamentare che si presenta all’opinione pubblica con simili etichette e forse le ragioni di pragmatica opportunità sono affiancate da un naturale “riservo” impostogli dalla consapevolezza dalla propria limitatezza umana. Neppure il Papa di sé afferma l’essere Unto dal Signore. Provando a spiegarmi meglio: non si accetta l’essere dipinti un dio a meno che non si sia intimamente convinti di esserlo.

In questa tela di relazioni intrecciate troviamo dunque due argomenti focali: il rituale e il delirio di onnipotenza. Sono due elementi capaci di formare una miscela esplosiva.

E che possono giungere a fomentare un dubbio nell’uomo comune: a quanti rituali è dedito l’attuale presidente del consiglio? E grazie alla rete di protezione ed omertà di cui si circonda questi rituali sono un ouverture a qualità esclusivamente sessuali o degenerano in modo ancor più drammatico?

Per giungere ad una risposta occorrerebbe non abbandonare l’invito alla cura rivoltogli, attraverso i media, dalla ex moglie, Veronica Lario.
Prima della cura, però, c’è lo stadio della visita e qui occorrerà un’equipe di psichiatri imparziali.