lunedì 17 ottobre 2011

Roberto Rocher Maroni: tenero dentro e duro fuori (il parlamento).


Leonardo Iacobucci

Essenziale il comunicato del ministro dell'Interno Roberto Maroni, che esprime «la piena solidarietà alle forze dell'ordine coinvolte nei violenti scontri di oggi a Roma» e condanna «con fermezza gli atti di inaccettabile violenza ad opera di criminali infiltrati tra i manifestanti».Il ministro è rimasto in costante contatto, da Varese, con il prefetto e il questore di Roma che il 15 ottobre nella capitale «hanno dovuto fronteggiare una situazione di ordine pubblico di inaudita violenza».

Ma il ministro Maroni si rivela, come al solito, il ministro bifronte per eccellenza. Predica bene e razzola male. Ricordiamo qualche passaggio della sua integerrima storia.

«Come ministro e ancora di più come leghista mi sento offeso e indignato dalle parole infamanti di Roberto Saviano, animate da un evidente pregiudizio contro la Lega – affermò il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, il giorno successivo alla seconda puntata del programma “Vieni via con me” della coppia Fazio-Saviano - vorrei un faccia a faccia con lui per vedere se ha il coraggio di dire quelle cose guardandomi negli occhi» (LaRepubblica 18 novembre 2010).

Forse il ministro si è dimenticato il bon-ton che dovrebbero esibire i rappresentanti delle istituzioni anche e soprattutto in momenti delicati e di tensione e probabilmente Maroni ha obliato che il consigliere leghista della regione Lombardia di cui parlava Saviano, tale Angelo Ciocca, ha avuto documentati rapporti con Giuseppe Neri, boss della ‘ndrangheta lombarda, ma anche avvocato, massone e amico di Carlo Antonio Chiriaco, presidente dell’Asl di Pavia e ras della sanità pubblica. I pm che indagano su queste trattative hanno inoltre dichiarato che il capo della ‘ndrangheta pavese ha interessi comuni con Angelo Ciocca, avendolo coinvolto in belle operazioni immobiliari.

Dopotutto Maroni sventola la battaglia contro tutte le mafie che il suo Governo sta effettuando e lo stesso scrittore campano glielo riconobbe ( “Sul fronte antimafia è uno dei migliori ministri dell’Interno di sempre”), allora perché tanta rabbia per un fatto accertato? L’incontro tra criminalità organizzata e Lega c’è stato e non solo nell’episodio citato ma anche per quanto riguarda l’ospedale S. Paolo di Milano, dove da sempre le nomine vengono proposte dai colonnelli leghisti e approvate formalmente da Formigoni. Oppure potremmo citare il Pio Albergo Trivulzio dove avrebbe lavorato un’impresa legata alle cosche reggine grazie alla mediazione di un politico del Carroccio (fonte Il Fatto Quotidiano).

Viene da pensare che per il Ministro dell’Interno ci siano criminali di serie A e criminali di serie B. A testimoniarlo è la stessa fedina penale di Roberto Maroni: condannato in via definitiva a 4 mesi e 20 giorni di reclusione per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Tale condanna, che in primo grado era di 8 mesi, è stato inflitta all’attuale Ministro dell’Interno successivamente al parapiglia che alcuni dirigenti leghisti ingaggiarono con gli agenti che furono inviati a perquisire la sede della Lega Nord in via Bellerio a Milano, nell’ambito dell’inchiesta sulla Guardia Padana. Maroni finì in ospedale con il naso rotto perché tentò di mordere alla caviglia un poliziotto.

Non solo, il Ministro è stato anche imputato a Verona come ex capo delle camicie verdi, insieme al altri 44 leghisti, con le accuse di attentato contro la Costituzione e l’integrità dello Stato e creazione di struttura paramilitare fuorilegge. I primi due reati sono stati però ridimensionati dalla Legge 24 febbraio 2006, n. 85 varata dal centrodestra allo scadere della legislatura, una normativa ad hoc, mentre il terzo è caduto con l’abrogazione, tramite il Decreto Legislativo 15 marzo 2010, n. 66, del divieto di associazioni di carattere militare previsto dal Decreto Legislativo 14 febbraio 1948, n. 43. Due leggine ad leghistam varate naturalmente da governi Berlusconi.

Un’ultima nota: oltre a razzolare male il ministro Maroni vota pure male, vista la sua carica e viste le recenti vicende parlamentari.

Quando si è trattato di votare no all’arresto di Milanese alla Camera, un contributo fondamentale lo diede proprio il carroccio che ha giustificato il voto contro l’arresto con la salvezza del governo. Una giustificazione molto debole, confermata anche da Bossi. Il Senatur, entrando a Montecitorio, su sollecitazione dei giornalisti presenti, ha dichiarato: “Io voto per non far cadere il governo”.

Non basta. "Non vedo perché sfiduciare Romano", il ministro dell'Interno Roberto Maroni mise in chiaro la posizione del Carroccio in vista della mozione di sfiducia (a firma Pd, Fli e Idv) nei confronti del Ministro delle politiche agricole - indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. “E' una mozione di sfiducia presentata dall'opposizione nei confronti di un ministro della repubblica - dice Maroni - ne sono già state presentate in passato e sono state sempre respinte. Non vedo francamente perché si debba fare la stessa cosa”.

Il ministro Roberto Rocher Maroni si rivela sempre tenero dentro e duro fuori (il parlamento).