lunedì 24 ottobre 2011

Malasanità, casi in aumento. La maglia nera alla Calabria


Sedici presunti casi di malasanità al mese, 470 da fine aprile 2009 a fine settembre 2011. Episodi che per 329 volte hanno fatto registrare la morte del paziente o per errore diretto del personale medico e sanitario (223) o per disfunzioni o carenze strutturali (106). Una tendenza in salita negli ultimi 12 mesi, con circa 200 episodi di presunta malasanità, in media 19 al mese, che avrebbero causato la morte di 166 pazienti.

Il quadro emerge dai dati rilevati dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali. Tra errori, disservizi, carenze strutturali e altre inefficienze, negli ultimi due anni e mezzo i casi di malasanità che si sono rivelati fatali per il paziente, sono cresciuti. Ma al di là dei numeri, a impressionare è soprattutto il dato geografico.

In Calabria il maggior numero di casi di malasanità. La maglia nera di regione con il maggior numero di episodi di sospetta malasanità (97) va alla Calabria. Segue la Sicilia, a 51, poi Lazio (32), Puglia (31) e Campania (29). Tra i 30 e i 20 casi si attestano in Toscana, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, e Liguria. Scendono decisamente i numeri in Valle D'Aosta (10), Piemonte (9), Abruzzo (7), Umbria (4), Marche, Basilicata e Friuli Venezia Giulia (3). Tra le aree più "virtuose" ci sono Molise e Sardegna (due casi di malasanità) e Trentino Alto Adige (uno).

Decessi concentrati in Calabria e in Sicilia. La classifica si riflette anche nella graduatoria delle regioni in cui si verificano più decessi. Circa la metà di questi si è registrata in Calabria (78) e in Sicilia (66). Seguono Lazio con 35 morti, Campania con 25, Puglia con 21, Toscana con 18, Emilia Romagna con 16, Liguria con 14, Veneto con 13, Lombardia con 11, Valle D'Aosta con 9, Abruzzo con 7, Piemonte con 4, Umbria con 3, Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Sardegna con 2, Trentino Alto Adige, Marche e Molise con 1.

La responsabilità del personale sanitario e le carenze strutturali. Su un totale di 470 casi di malasanità, 326 riguardano vicende legate a presunti errori da parte dei medici e del personale sanitario. Errori che potrebbero aver causato 223 decessi. Ma gli episodi di malasanità spesso sono causati da disservizi, carenze e strutture inadeguate. Insomma, da lacune del Servizio sanitario nazionale considerate come punti critici dalla Commissione presieduta da Leoluca Orlando. In particolare, su 144 casi totali registrati nel Paese, 34 riguardano gli ospedali siciliani, 23 le strutture del Lazio, 15 quelle della Calabria. E ancora: 13 casi si sono verificati in Puglia, 9 in Lombradia, 8 in Veneto e Campania, 7 in Emilia Romagna e Liguria, 6 in Toscana, 4 in Valle D'Aosta, 3 in Piemonte, 2 in Abruzzo e Sardegna, 1 in Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Molise. Tre sono le regioni in cui non si sono registrati casi di malasanità di tipo strutturale: Trentino Alto Adige, Umbria e Marche.

Orlando: "Casi mi malasanità potrebbero essere evitati". "Spesso i casi di malpractice potevano e potrebbero essere evitati, qualora gli operatori provvedessero o avessero provveduto a denunciare spontaneamente anomalie e disfunzioni", rileva Leoluca Orlando, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario, che traccia un bilancio positivo sui lavori del gruppo da lui guidato: "A due anni dall'effettivo inizio della sua attività di inchiesta, possiamo tracciare un bilancio molto positivo degli effetti prodotti dalla Commissione. In primo luogo la nascita e la crescita della consapevolezza che la tutela della salute, prevista dall'articolo 32 della Costituzione, sia un diritto per i cittadini ma anche un dovere per gli operatori sanitari, da noi continuamente invitati a rivendicare l'esigenza di essere posti nelle migliori condizioni di operare".

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