venerdì 18 novembre 2011

Nuove figure giuridiche: il favoreggiamento mediatico e l’aggarbatore


di Roberto Carroll

Una notizia riportata dal Fatto Quotidiano di sabato 5 novembre merita un momento di attenzione per l’abito mentale che investe certe figure del nostro Paese

In sintesi la notizia ci informa che l’avvocato di Tarantini, sig. Alessandro Diddi, reputa l’intervista rilasciata da Lavitola nella prima puntata di Servizio Pubblico come un favoreggiamento mediatico imputabile a Santoro tanto che il principe del Foro intende presentare denuncia presso la procura di Roma.

Il promettente Demostene ravvisa che il reato scaturisca dalla mancanza di contraddittorio avvenuta durante la diretta televisiva, permettendo all’ex direttore dell’Avanti di ripetere più o meno ciò che già disse alla fine di settembre, intervistato per La7, a proposito dei versamenti effettuati in favore di Tarantini frutto della bontà filantropica di berlusconi.

Chi ha avuto modo di seguire la trasmissione avrà notato, senza la necessità di essere estimatori di Santoro, che il latitante Lavitola non ha trovato sponde per essere assolto del suo operato.

Forse lo ravvisa soltanto questo nuovo Cicerone in cerca di neologismi forensi a cui oltretutto, come da sua dichiarazione, non interessa neppure se la Procura di Bari si stia muovendo per ottenere l’estradizione di Lavitola da Panama e tantomeno gli interessa portare Tarantini in contraddittorio pubblico per ribattere alle accuse. Il suo intento principe è fermare il “processo mediatico”.

Tanto per sparlare, è da ritenere che prema più colpire, ancora una volta, la libertà d’informazione, più che la verginità poco presunta del suo cliente.

Ed è ovviamente, un attacco ad un giornalismo di stampo più indipendente, un giornalismo che dà voce a chiunque abbia qualcosa da dire anche se non è uno stinco di santo, un giornalismo che privilegia lo smascheramento della doppiezza istituzionale dalle sue vesti morali.

Con quel’affermazione, “favoreggiamento mediatico” uno come Lavitola diventa secondario rispetto chi lascia spazi a dichiarazioni ingombranti e, nella fattispecie, il dito punta contro Santoro visto che quando l’intervistatore fu Mentana l’avvocato non spese alcun commento.

L’esistenza di una tale fattispecie di reato, sin oggi non balzato alle cronache, pare una nuova chicca giurisprudenziale che ci aiuta quantomeno a intuire per quale motivo in America le barzellette sugli avvocati siano dominanti e su quale base il grande Billy Wilder abbia rappresentato “Non per soldi ma per denaro”. Noi comuni mortali abbiamo sin oggi inteso il favoreggiamento in tutt’altro modo, come favoreggiamento della prostituzione per esempio, di cui Tarantini dovrebbe avere qualche nozione; oppure quando un agente aiuta qualcuno che ha commesso un reato depistando le indagini. Insomma se esiste questo “favoreggiamento mediatico” non sarà soltanto Santoro a doversi preoccupare. Più di lui lo dovranno quei moderati di Feltri, Belpietro, Sgarbi e delicata compagnia che in quanto a favoreggiamenti non sono secondi a nessuno: il caso di Igor Marini è un buon esempio.

Nello stesso giorno, sullo stesso quotidiano, nel suo editoriale, Marco Travaglio rilevava con un’ulteriore notizia come grazie anche alla sentenza della Corte di Appello di Milano appena pronunciatasi sulla causa Garaffa /Dell’Utri ( un intreccio di “persuasione mafiosa” che merita un articolo a sé stante) la nostra lingua si stia ulteriormente arricchendo alla faccia di chi pensa che l’italiano stia diventando una lingua morta . Il giornalista rileva, nell’artifizio di quella sentenza, lo sbocciare d’una nuova figura giuridica: quella dell’ “aggarbatore”. E per saperne di più rimando all’articolo in questione. A questo neologismo Travaglio ricorda di affiancare un noto precedente, quello di “Utilizzatore finale”.

Dunque in una stessa giornata la giurisprudenza svilisce un po’ di vetustà grazie a: favoreggiamento mediatico ed aggarbatore. Utilizzatore finale risulta già consunto.

Aspettando ulteriori sviluppi per sapere se tale nuovo reato messo in luce dall’avvocato Diddi troverà posto sul piedistallo che merita, rimangono molti dubbi sulla ragnatela Tarantini/Lavitola/ berlusconi.

In special modo sulla loquacità del latitante viene da chiedersi: cosa porta Lavitola a rilasciare interviste dapprima al moderato Mentana e poi allo schierato antagonista di berlusconi, Santoro? Le sedi naturale dell’ex direttore dell’Avanti non dovrebbero essere giornali come Libero, Il Giornale o trasmissioni del gruppo Mediaset?

Perché uno come Tarantini, che dovrebbe essere depositario di situazioni imbarazzanti per berlusconi, se ne sta a piede libero in Italia mentre Lavitola resta all’estero, come invitato a fare dall’omino di Arcore? Lavitola ha solo paura della gattabuia o piuttosto di un caffè addolcito alla stessa maniera di Pisciotta e Sindona?