martedì 20 dicembre 2011

Caso Impastato, scoperto un altro depistaggio


di Salvo Palazzolo

Prima, scrissero che era emigrata negli Stati Uniti. Poi, che era irrintracciabile. Trent'anni fa, i carabinieri della stazione di Cinisi assicurarono alla magistratura che la testimone chiave del delitto di Peppino Impastato era "irreperibile". E da allora non si è saputo più nulla di lei: Provvidenza Vitale, la casellante del passaggio al livello di Cinisi, sembrava davvero scomparsa nel nulla. E invece non si era mai allontanata da casa sua: l'incredibile scoperta è stata fatta dagli investigatori della Dia di Palermo, coordinati dal colonnello Giuseppe D'Agata, dopo la riapertura del caso Impastato disposta dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Francesco Del Bene.

Ironia della sorte, Provvidenza Vitale non abita neanche tanto distante da quel tratto di ferrovia dove Peppino Impastato fu fatto saltare in aria, la sera del 9 maggio 1978, da un gruppo di sicari di Cosa nostra rimasti senza nome.

Questa mattina, la donna, che ha 85 anni, è stata interrogata a casa sua dal pm Francesco Del Bene. Sembra che non abbia detto molto: "Ho ricordi vaghi di quella sera", ha fatto mettere a verbale. Ma il suo caso è ancora tutto da decifrare: in questi trent'anni non si è certo nascosta, ha avuto sei figli, e uno dei generi fa il carabiniere. Negli Stati Uniti, Provvidenza Vitale è stata due volte, negli anni Novanta, in visita ad alcuni parenti.

Il depistaggio
Ma perché i carabinieri della stazione di Cinisi nascosero alla magistratura quello che poteva essere un testimone chiave? Da oggi questa domanda va ad aggiungersi all'elenco degli interrogativi che i familiari di Peppino e i compagni del Centro Impastato non hanno mai smesso di porre: "Chi depistò e perché le indagini? E' giunto il momento che le istituzioni facciano chiarezza al proprio interno", è l'appello ribadito di recente da Giovanni Impastato, il fratello di Peppino.

La sera stessa dell'omicidio, accaddero cose inquietanti. Un gruppo di carabinieri perquisì la casa di Impastato e portò via l'archivio del giovane militante antimafia, ma non fu stilato alcun verbale. Anni fa, il sostituto procuratore Franca Imbergamo era riuscita a farsi consegnare dall'Arma una copia del materiale sequestrato, ma è solo una minima parte. Su un foglio senza intestazione era stato scritto, nel 1978: "Elenco del materiale sequestrato informalmente a casa di Impastato Giuseppe". Ma il sequestro informale è una formula che ha poco di diritto, quei documenti sono insomma detenuti illegalmente nell'archivio dell'Arma dei carabinieri.

Nei giorni scorsi, il pm Del Bene ha interrogato su quel "sequestro informale" un ex maggiore dei carabinieri, Enrico Frasca, che nel 1978 comandava il nucleo informativo del Gruppo carabinieri Palermo.

Continua a leggere su Repubblica.it