di Francesca Scoleri
Zitto, zitto, senza farsi notare troppo, il governo ha deciso di rovesciare come un guanto la natura della missione italiana in Afghanistan. Sinora i nostri caccia erano adoperati solo a scopo di ricognizione e di altri compiti strategici. Non si tiravano bombe. Non si colpivano i talebani e i poveracci che non c'entravano niente.
A noi dell'Italia dei Valori non andava bene nemmeno così. Pensavamo che il nostro Paese non dovesse fare la guerra nemmeno a metà o per tre quarti e che l'intervento in Afghanistan fosse comunque una violazione dell'articolo della Costituzione, secondo cui l'Italia ripudia, anzi dovrebbe ripudiare, la guerra.
Ma ora i nostri caccia getteranno anche le bombe. Cosa sia cambiato e perché sia stata presa questa decisione lo sa solo il ministro De Paola che però non lo ha spiegato. Ha solo detto che “è una necessità per l'Italia usare tutti i mezzi a sua disposizione”.
Questa decisione è gravissima e anticostituzionale, ma il modo in cui è stata presa è se possibile ancora più grave. Il governo e il ministro non più della Difesa ma della Guerra non hanno chiesto al Parlamento sovrano di esprimersi. Non c'è stato nessun voto e nemmeno nessun dibattito, né in aula né nelle commissione preposte.
Il ministro si è limitato a informare le commissioni esteri e difesa che d'ora in poi non ci sarebbero più stati limiti per le nostre azioni all'estero.
Se la scelta di andare a bombardare l'Afghanistan è un'offesa alla Costituzione, il modo in cui è stata presa è un'offesa alla democrazia e al Parlamento.
Credo che il governo, se è composto di persone perbene, debba immediatamente ripensarci e che il presidente della Repubblica abbia comunque il dovere di intervenire per garantire il rispetto delle regole di una democrazia parlamentare.
Zitto, zitto, senza farsi notare troppo, il governo ha deciso di rovesciare come un guanto la natura della missione italiana in Afghanistan. Sinora i nostri caccia erano adoperati solo a scopo di ricognizione e di altri compiti strategici. Non si tiravano bombe. Non si colpivano i talebani e i poveracci che non c'entravano niente.
A noi dell'Italia dei Valori non andava bene nemmeno così. Pensavamo che il nostro Paese non dovesse fare la guerra nemmeno a metà o per tre quarti e che l'intervento in Afghanistan fosse comunque una violazione dell'articolo della Costituzione, secondo cui l'Italia ripudia, anzi dovrebbe ripudiare, la guerra.
Ma ora i nostri caccia getteranno anche le bombe. Cosa sia cambiato e perché sia stata presa questa decisione lo sa solo il ministro De Paola che però non lo ha spiegato. Ha solo detto che “è una necessità per l'Italia usare tutti i mezzi a sua disposizione”.
Questa decisione è gravissima e anticostituzionale, ma il modo in cui è stata presa è se possibile ancora più grave. Il governo e il ministro non più della Difesa ma della Guerra non hanno chiesto al Parlamento sovrano di esprimersi. Non c'è stato nessun voto e nemmeno nessun dibattito, né in aula né nelle commissione preposte.
Il ministro si è limitato a informare le commissioni esteri e difesa che d'ora in poi non ci sarebbero più stati limiti per le nostre azioni all'estero.
Se la scelta di andare a bombardare l'Afghanistan è un'offesa alla Costituzione, il modo in cui è stata presa è un'offesa alla democrazia e al Parlamento.
Credo che il governo, se è composto di persone perbene, debba immediatamente ripensarci e che il presidente della Repubblica abbia comunque il dovere di intervenire per garantire il rispetto delle regole di una democrazia parlamentare.