di Martina Strazzeri
E' a dir poco allucinante la conversazione intercettata avvenuta tra due medici, Federica e Maria Teresa Latteri, la quale a capo della clinica privata di Palermo. «Non gli faccio altri dieci giorni di albumina, che si spendono un putiferio di soldi invano». Le indagini hanno avuto la durata di tre anni, dal 2007 al 2010 e ciò che si è capito è che la clinica voleva solo accumulare denaro, andando a tagliare sui farmaci da somministrare ai pazienti.
Primo tra tutti, l'albumina, poi il Tad, un disintossicante somministrato dopo i chemioterapici al fine di alleviare gli effetti collaterali sul fegato. Sempre grazie alle intercettazioni, si è scoperto che secondo il medico Maria Teresa Latteri, una seduta di chemioterapia «ci viene rimborsata 100 euro, ma ne costa 250». Tuttavia, l'oncologa con corcorda e dice: «Glielo devi fare (il Tad), il paziente vomita, si disidrata».
E la non somministrazione di questi farmaci ha avuto ripercussioni negative sui pazienti, ecco una telefonata di un paziente fatta alla dottoressa Valerio: «Sono rosso in viso - dice Salvatore D. - come se avessi delle vampate. Anche negli occhi... E perchè questa volta la Tad non l'avete fatta?». E il medico risponde: «Vabbè. In ogni caso non succede niente, lo può anche fare». In un'altra occasione. La stessa dottoressa riceve lo sfogo di un collega: «Vorrei - dice l'uomo - che tu andassi a parlare con... perchè oggi si sono sentiti male tutti. Così non si può vivere anche per una questione di coscienza».
La casa di cura non ci sta, di fronte alle accuse e dice: «Sono notizie destituite di ogni fondamento». Il segretario della Cgil medici, Renato Costa ha affermato: «La verità è che le strutture private sono fuori controllo. La riforma adotta sistemi rigidi sulla sanità pubblica ma non riscontro la stessa solerzia sul fronte del privato, dove non ci sono stati tagli, come testimonia la relazione della Corte dei conti»
E' a dir poco allucinante la conversazione intercettata avvenuta tra due medici, Federica e Maria Teresa Latteri, la quale a capo della clinica privata di Palermo. «Non gli faccio altri dieci giorni di albumina, che si spendono un putiferio di soldi invano». Le indagini hanno avuto la durata di tre anni, dal 2007 al 2010 e ciò che si è capito è che la clinica voleva solo accumulare denaro, andando a tagliare sui farmaci da somministrare ai pazienti.
Primo tra tutti, l'albumina, poi il Tad, un disintossicante somministrato dopo i chemioterapici al fine di alleviare gli effetti collaterali sul fegato. Sempre grazie alle intercettazioni, si è scoperto che secondo il medico Maria Teresa Latteri, una seduta di chemioterapia «ci viene rimborsata 100 euro, ma ne costa 250». Tuttavia, l'oncologa con corcorda e dice: «Glielo devi fare (il Tad), il paziente vomita, si disidrata».
E la non somministrazione di questi farmaci ha avuto ripercussioni negative sui pazienti, ecco una telefonata di un paziente fatta alla dottoressa Valerio: «Sono rosso in viso - dice Salvatore D. - come se avessi delle vampate. Anche negli occhi... E perchè questa volta la Tad non l'avete fatta?». E il medico risponde: «Vabbè. In ogni caso non succede niente, lo può anche fare». In un'altra occasione. La stessa dottoressa riceve lo sfogo di un collega: «Vorrei - dice l'uomo - che tu andassi a parlare con... perchè oggi si sono sentiti male tutti. Così non si può vivere anche per una questione di coscienza».
La casa di cura non ci sta, di fronte alle accuse e dice: «Sono notizie destituite di ogni fondamento». Il segretario della Cgil medici, Renato Costa ha affermato: «La verità è che le strutture private sono fuori controllo. La riforma adotta sistemi rigidi sulla sanità pubblica ma non riscontro la stessa solerzia sul fronte del privato, dove non ci sono stati tagli, come testimonia la relazione della Corte dei conti»