mercoledì 28 settembre 2011

Rapporto Svimez 2011: nel Sud meno di un giovane su tre ha un impiego.


di Martina Strazzeri


In base ai dati diffusi dal Rapporto Svimez 2011, è risultato che l'industria sia a rischio estinzione al Sud: tra il 2008 e il 2010 nel nostro paese si sono perdute 533 mila unità, delle quali 281 mila sono nel Sud. Ed è proprio in questa area che si è registrato «un calo fortissimo dell'occupazione industriale».

E allora che fare? Il Rapporto ha proposto alcune priorità, prima tra tutte la fiscalità di vantaggio, alla quale si aggiunge il rilancio delle infrastrutture fino allo sfruttamento della geotermia.
Nel Rapporto, si ipotizza un possibile «tsunami demografico», dal momento che il «Mezzogiorno è in recessione e lavora meno di un giovane su tre». Per non parlare poi del livello di disoccupazione reale, si aggirerebbe intorno al 25%. Il futuro del Sud Italia non sembra proprio roseo, viste le previsioni negative ipotizzate dal Rapporto, dove si può leggere che «il Mezzogiorno si trasformerà nel corso del prossimo quarantennio in un'area spopolata, anziana, ed economicamente sempre più dipendente dal resto del Paese. Nei prossimi venti anni il Mezzogiorno perderà quasi un giovane su quattro, nel Centro-Nord oltre un giovane su cinque sarà straniero. Nel 2050 gli under 30 al Sud passeranno dagli attuali 7 milioni a meno di 5, mentre nel Centro-Nord tale saranno sopra gli 11 milioni.La quota di over 75 sulla popolazione complessiva passerà al Sud dall'attuale 8,3% al 18,4% nel 2050, superando il Centro-Nord dove raggiungera' il 16,5%».

Questi drammatici eventi sarebbero da imputare a numerosi fattori, come la «bassa natalità, bassissima attrazione di stranieri, emigrazione verso il Centro-Nord e l'estero». E i dati parlano chiaro: in dieci anni, dal 2000 al 2009, all'incirca 600mila lavoratori hanno lasciato il Sud. Nel 2010 il tasso di disoccupazione registrato ufficialmente è stato del 13,4% al Sud e del 6,4% al Centro-Nord. Tuttavia, secondo lo Svimez il vero tasso di disoccupazione si aggira al 25,3%, visto che «la zona grigia del mercato del lavoro continua ad ampliarsi per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca nei sei mesi precedenti l'indagine. Il tasso di disoccupazione effettivo nel Centro-Nord supererebbe la soglia del 10% (ufficiale: 6,4) e al Sud raddoppierebbe, passando nel 2010 dal 13,4% al 25,3% (era stimato nel 23,9% nel 2009)».

Per quanto concerne i giovani, sono loro a subire pesanti ripercussioni. Nel Sud, il livello di occupazione giovanile (15-34 anni) è arrivato nel 2010 al 31,7% (l'anno precedente era del 33,3%). E se poi si tratta di giovani donne, la situazione si fa ancor più nera, visto che raggiungiamo un livello di occupazione pari al 23,3%. Il Rapporto dice che è come «se la debolezza sul mercato del lavoro, legata in tutto il Paese alla condizione giovanile, al Sud si protraesse ben oltre l'età in cui ragionevolmente si può parlare di giovani».
Se un tempo si parlava del «brain drain» (fuga dei cervelli), oggi sarebbe più giusto parlare di «brain waste» (spreco di cervelli), cioè «una sottoutilizzazione di dimensioni ingenti del capitale umano formato che non trova più una valvola di sfogo nelle migrazioni».

Ed infine, non mancano gli «inattivi», che tra il 2003 e il 2010 sono aumentati di più di 750 mila unità.